Come dicevamo in precedenza, molto interessante è anche analizzare il rapporto tra divorzio e religioni.
Il divorzio cattolico
La riforma dei processi matrimoniali voluta da papa Francesco moltiplicherà le sentenze di nullità, che saranno conseguibili con facilità anche in soli 45 giorni, dal momento che il papa è convinto che almeno la metà dei matrimoni celebrati in chiesa in tutto il mondo siano invalidi.
Ma a cosa ci riferiamo quando parliamo di divorzio alla sacra rota?
Si tratta di un articolato iter processuale che ha come obiettivo l’accertamento della verità, per il cui raggiungimento intervengono più soggetti, e che poco ha a che fare con il percorso giudiziale, dal momento che non prevede alcun termine di prescrizione o decadenza, ed è indipendentemente dai risultati eventualmente già conseguiti tramite la separazione o il divorzio civile.
Gli effetti di una sentenza di nullità consistono nel fare come se il matrimonio non fosse mai stato canonicamente celebrato (a permanere sono solo i rapporti genitoriali, così come accade a seguito del divorzio in ambito civile).
Dunque, la dichiarazione di nullità del matrimonio è altra cosa rispetto all’annullamento: infatti, mentre la prima concerne un atto basato su presupposti irregolari, e dunque nullo sin dall’inizio; il secondo, invece, attiene un atto originariamente valido, poi rescisso per motivi successivi e che quindi crea effetti anch’essi successivi, proprio come accade in caso di matrimonio rato e non consumato.
In genere, una causa di divorzio alla sacra rota si attiva innanzi al tribunale ecclesiastico regionale.
Tuttavia, la domanda che i più si pongono è: quanto costa il divorzio alla sacra rota? Beh, non si tratta proprio di un’inezia, dal momento che la media si attestata intorno ai trentamila euro.
Anche se, in seguito alla riforma voluta da Bergoglio, le cose dovrebbero cambiare.
Due sono i tipi di processo matrimoniale previsti dalla riforma: quello ordinario e quello “breve“. Nel primo le novità essenziale riguardano l’abolizione dell’obbligatorietà della doppia sentenza di nullità, il che si traduce in una riduzione del tempo necessario (circa un anno); e le dichiarazioni delle parti con valore di prova (al contrario di quanto accadeva in precedenza, quando bisognava aggiungere altri elementi).
La seconda tipologia, il processo “breve”, è consentita “nei casi in cui la nullità del matrimonio sia sostenuta da argomenti particolarmente evidenti“, come l’aborto procurato per impedire la procreazione, l’ostinata permanenza in una relazione extraconiugale al tempo delle nozze o in un tempo immediatamente successivo, l’occultamento doloso della sterilità o di una grave malattia contagiosa, etc.
Tutto questo potrebbe erroneamente far pensare che la religione cattolica giustifichi e accetti il divorzio, mentre è stato lo stesso Papa a precisare che: “il divorzio cattolico non esiste, la nullità viene riconosciuta se il matrimonio non c’è stato, ma se c’è stato, è indissolubile”.
Se “divorzio all’islamica” a “divorzio alla turca” sono i titoli di due romanzi, ci fanno però venire in mente modalità che potrebbero essere differenti da quelle del divorzio cattolico. E che in effetti lo sono.
Il Talmud ha riportato parecchie azioni specifiche delle mogli che giustificano il divorzio da parte dei mariti, azioni eterogenee che vanno dal mangiare e bere in strada, all’essere sterile. La legge ebraica vige in un senso, ma non nell’altro: alle mogli non è concesso decidere di divorziare (a meno di motivo assolutamente palesi, come potrebbe essere una malattia della pelle o un altro difetto fisico: tuttavia, se il marito non acconsente, il divorzio non viene concesso).
L’Islam occupa un posto centrale fra cristianesimo ed ebraismo riguardo al divorzio: lo riconosce, ma lo scoraggia, e inoltre concede alla donna di separarsi e citare per un divorzio, e impedisce che resti legata al marito, offrendo alla coppia di sposi molti consigli possibili per conservare le loro unioni nei casi di difficoltà e di tensione. Se pure questi provvedimenti non risultassero risolutivi, allora la religione musulmana permette che ci si separi pacificamente e amichevolmente.