L’assegno di mantenimento è una particolare somma di denaro individuata nel quantum dai coniugi stessi, in caso di separazione consensuale, o da un soggetto terzo e imparziale in caso di separazione giudiziale, quando una coppia decide di separarsi definitivamente.
Assegno di mantenimento alla moglie dopo il divorzio: come si procede
Da un punto di vista giuridico, l’assegno di mantenimento è una forma di tutela che il legislatore ha previsto in favore del coniuge debole, o meglio, a favore del coniuge che ha maggiori difficoltà economiche, a garanzia dei doveri di assistenza e di solidarietà che derivano direttamente dal dettato costituzionale.
Lo scopo dell’assegno di mantenimento quindi è quello di consentire al coniuge in difficoltà di conservare un tenore di vita che possa essere considerato analogo a quello goduto in costanza di matrimonio.
Per comprendere a pieno il senso e la funzione dell’assegno di mantenimento, disciplinato puntualmente nel codice civile dall’articolo 156, è necessario calarsi nel tessuto economico sociale italiano, il legislatore, infatti, è stato ben attento ad un fenomeno costante che si è ben radicato nella cultura delle famiglie italiane, tant’è che ancora oggi se ne parla in maniera diffusa.
In genere uno dei coniugi, e quasi sempre la donna, era solito rinunciare ai propri sogni e alle proprie aspirazioni per allevare la prole e per occuparsi della casa e dell’andamento familiare.
Il legislatore quindi ha ritenuto meritevole di tutela tale sacrificio, prevedendo, in caso di separazione dei coniugi, il diritto del coniuge più debole a percepire un assegno che gli permetta di vivere non solo dignitosamente ma anche di mantenere il medesimo stile di vita.
Quando spetta l’assegno di mantenimento alla moglie
L’assegno di mantenimento spetta al coniuge debole, che di fatto, nella prassi, finisce per coincidere quasi sempre con la moglie, in caso non di divorzio bensì di separazione. Tuttavia, non è sempre agevole stabilire quando la moglie abbia o meno il diritto di ricevere l’assegno di mantenimento mensile.
In una recente sentenza i giudici della Suprema Corte di Cassazione hanno precisato quando la moglie non può ricevere suddetta somma, il che permette a chiunque di capire anche quando la moglie ha diritto ad ottenerla. I giudici di piazza Cavour con sentenza 13902/2019 hanno statuito che la moglie di giovane età, nel caso in cui abbia un reddito proprio e non riesca a provare il precedente tenore di vita tenuto in costanza di matrimonio, non ha diritto al mantenimento.
Il che significa che i giudici, nel valutare il diritto a ricevere l’assegno di mantenimento, devono analizzare i predetti criteri ovvero l’età della moglie, la capacità di quest’ultima di provare il precedente tenore di vita e il suo stato di difficoltà economica.
Assegno mantenimento moglie presupposti
I presupposti necessari per poter ottenere il mantenimento dal coniuge sono elencati puntualmente nel primo comma dell’art. 156 c.c. il quale dispone testualmente:
“Il Giudice pronunziando la separazione stabilisce a carico del coniuge cui non sia addebitabile la separazione, il diritto di ricevere dall’altro coniuge quanto è necessario al suo mantenimento, qualora egli non abbia redditi propri”.
Con una lettura attenta del testo normativo è agevole desumere che sono essenzialmente tre i presupposti per il mantenimento:
- non addebitabilità della separazione al coniuge titolare dell’assegno;
- la sussistenza di una disparità economica intercorrente tra i due coniugi;
- la mancanza da parte del beneficiario dell’assegno di mantenimento di un reddito adeguato.
Calcolo assegno di mantenimento alla moglie
Come sopra illustrato, l’assegno di mantenimento ha la sua genesi nel matrimonio, ovvero quel particolare istituto che fa sorgere in capo ai coniugi reciproci doveri di assistenza morale e materiale.
Nonostante il codice civile disciplini in modo preciso l’assegno di mantenimento, non c’è nessuna norma che invece preveda la modalità concreta mediante la quale il giudice possa calcolare il quantum dello stesso. Tuttavia, vista e considerata la prassi dei tribunali, è possibile desumere che i giudici seguono dei criteri ben precisi per calcolare l’entità dell’assegno:
- valore locativo di proprietà immobiliari;
- numero dei figli a carico;
- redditi percepiti da ciascuno dei coniugi.
In dottrina i giuristi hanno ampiamente discusso in merito alla locuzione “reddito”, e ormai è prevalente il pensiero secondo il quale rientrano nel reddito del beneficiario non solo il denaro ma anche ogni altra utilità suscettibile di essere valutata da un punto di vista economico.
Il pensiero or ora citato è stato sposato anche dal formante giurisprudenziale con diverse sentenze: Cass. 4543/1998; Cass. 19291/2005; Cass. 6769/2007; Cass. 2445/2015. Il che significa, da un punto di vista pragmatico, che il giudice, in sede di calcolo, è tenuto a prendere in considerazione non solo il denaro posseduto dal beneficiario ma tutte le altre fonti di reddito come ad esempio eventuali rendite finanziarie.
Assegno di mantenimento alla moglie casalinga
In genere anche l’ex moglie casalinga può chiedere l’assegno di mantenimento all’ex coniuge, tuttavia, la Corte di Cassazione ha imposto alcuni limiti per evitare situazioni sgradevoli come ad esempio vivere alle spalle del marito.
La moglie separata quindi, per ottenere l’assegno di mantenimento, è tenuta a dimostrare che il suo stato di disoccupazione attuale non è dipeso da lei e che è dipeso da fattori esterni come l’età, la salute, la scarsa formazione professionale o la crisi del lavoro.
Assegno di mantenimento alla moglie che lavora
L’assegno di mantenimento deve essere versato dal coniuge alla moglie anche nel caso in cui questa trovi un lavoro. È bene precisare però che tale obbligo nasce solo nel caso in cui ci sia un notevole squilibrio economico tra marito e moglie, in caso contrario, infatti, quest’ultima non ha diritto a percepire l’assegno.
Nella prassi accade che i giudici, nel caso in cui la moglie richiedente abbia un lavoro full time non concedono l’assegno di mantenimento poiché il lavoro svolto è di per sé sufficiente per garantire una indipendenza economica.
Diversamente accade invece nel caso in cui la moglie richiedente abbia solo un lavoro part time con stipendio medio basso (400, 500 euro), in questi casi i giudici riconoscono il diritto a ricevere il mantenimento, seppur ridotto.
Assegno di mantenimento alla moglie: a chi rivolgersi
Sono essenzialmente due le modalità mediante le quali è possibile chiedere l’assegno di mantenimento, ognuna delle quali ha vantaggi e svantaggi.
L’assegno di mantenimento può essere stabilito di comune accordo direttamente dai coniugi, in genere accompagnati dai rispettivi legali, oppure, in caso in cui non ci sia un accordo, è possibile rivolgersi direttamente al giudice della separazione in modo che sarà direttamente quest’ultimo a pronunciarsi sulla domanda.
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